martedì 16 gennaio 2018

In breve - Cosa ne pensi del Punitore di Netflix (SPOILER inside)


Una delle cose più apprezzate della seconda stagione della serie Netflix di Daredevil (non ricordi voci fuori dal coro tra quelle che hai sentito), è stata sicuramente il Punitore interpretato da Jon Bernthal, che spesso è riuscito a rubare la scena al Diavolo Rosso di Hell's Kitchen e alla ninja Elektra. Ecco perché condividevo l'hype generale che si era creato riguardo ad una nuova serie Netflix dedicata interamente a Frank Castle. Ma ora che l'hai vista com'è questa serie del Punitore?





Frank Castle, marine di élite di ritorno dall'Afghanistan, diventato lo spietato vigilante Punitore dopo il brutale assassinio della propria famiglia, riusciva, alla fine della seconda stagione di Daredevil, a scoprire la verità sulla sorte dei propri cari e a punire a suo modo i responsabili.
A questo punto ci si aspetterebbe (per te almeno era così) che il buon Frank continui la sua sanguinosa crociata contro la criminalità, nell'eterna e indiscriminata vendetta che contraddistingue da sempre il personaggio. Invece mesi dopo, quando la serie riprende a raccontare gli eventi, Frank è tutt'altro che in guerra con il crimine: si è fatto crescere la barba, lavora in un cantiere e sembra voglia solo essere lasciato in pace.



Almeno fino a quando viene contattato da un certo Micro, che gli rivela di sapere quello che la sua unità faceva davvero in Afghanistan e la verità sull'assassinio della sua famiglia. E questo, secondo te, è il GRANDISSIMO e principale errore della serie: che senso ha rinarrare ed espandere le origini di un personaggio subito dopo averle raccontate per la prima volta in Daredevil? Il risultato è una serie in cui tutto sa di noioso e già visto, con un Frank ancora alla ricerca della verità sulla morte della sua famiglia e sul complotto che c'è dietro, ESATTAMENTE come prima. Come se non bastasse, quello che esce fuori da questa serie è un Punitore edulcorato rispetto al precedente, non nella violenza delle scene di azione (le poche che ci sono), quanto nell'ideologia: in 13 episodi Frank non uccide nessuno a sangue freddo, per la sola ragione di essere un criminale, ma solo per scoprire la verità su ciò che è successo alla sua famiglia o proteggere Karen o "l'amico" del cantiere. Paradossalmente quello che vediamo in questa serie è quindi una specie di proto-Punitore, parecchio distante dal canone fumettistico e lo dimostra la fine che riserva a Billy Russo. Proprio Frank, che ha ucciso vagonate di gente, rinuncia ad uccidere il principale responsabile della tragica fine della sua famiglia in favore di una specie di contrappasso dantesco. Capisci che volevano renderlo il futuro Jigsaw, ma avrebbero potuto salvarlo in un altro modo, uno in cui Frank non facesse la figura dell'idiota.


Infine, i vari comprimari non riescono mai dare una scossa alla storia né a svegliare lo spettatore dalla sonnolenza: hai trovato stucchevole e noioso il continuo insistere sulla madre di Madani o sulla famiglia di Micro, mentre ritieni completamente inutile l'intera storyline di Curtis e Lewis. Quest'ultima prova a mettere sotto i riflettori il dramma dei reduci di guerra e di quello che devono affrontare una volta tornati a casa: apprezzi l'intento ma tutti i fatti che la riguardano non riescono mai ad incidere davvero sulla storia principale, nemmeno nell'episodio 10, visto che a portare scompiglio nell'hotel poteva essere chiunque.
Ricapitolando una serie che mi ha deluso parecchio, noiosa e con un Punitore sbagliato nella caratterizzazione.

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